giovedì 25 novembre 2010

Adesso mi dico: è ora di cambiare

No perché io mi sono stufata. Semplicemente per quello. Mi sono stufata dei pensieri pesanti, del pessimismo, dell'amarezza, della tristezza. Ok, un po' ci vuole, ma perché devo sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto? In realtà lo so perché, visto che vivo in una famiglia che ha sempre avuto l'allegria di un esistenzialista francese. Mio padre ha passato tutta la prima parte della sua vita a dire che voleva ritirarsi a fare l'eremita come un monaco. Salvo poi, trovarsi l'amante, mollare mia madre e darsi ai balli latino-americani. Mia madre ha sempre amato crogiolarsi nel ruolo della povera disgraziata, anche se tutto sommato non se la passa affatto male da quando è rimasta single. Però le piace farsi compatire un po'.
Mio fratello gioca il ruolo del rocker maledetto, del ragazzo depresso che però sfoga i suoi malesseri nell'"arte"... e non solo, aggiungerei io.
E io?
Io... ho sempre oscillato come un pendolo, ma adesso m'è venuta voglia di prenderci un po' meno sul serio.

martedì 23 novembre 2010

Il silenzio

Spesso per massaggiare è piacevole farsi accompagnare da una musica. Ognuno ha le sue preferite, a me piace in modo particolare un brano di Arvo Pärt, Für Alina, che spesso uso per il primo massaggio, quando ancora non riesco a indovinare i gusti di chi mi sta di fronte. Però mi piace tanto anche massaggiare in silenzio. Godermi quel silenzio, e aiutare l'altra persona a goderselo, a non averne paura. Mi accorgo sempre, con stupore, che le persone non sanno più apprezzare il silenzio. Io ne ho bisogno, lo inseguo come un dono, quell'attimo di silenzio in cui nessuno mi sta parlando, in cui non devo pensare a niente, semplicemente... fare il vuoto. Lasciare che entri un sorso di vuoto dentro di me. E invece... c'è chi ha sempre la tv o la radio accesa, semplicemente perché non sopporta il silenzio intorno a sé. Chi non sta un secondo zitto pur di non farsi prendere dal panico. Eppure il silenzio è così bello. Riposa le orecchie, riposa la testa. Regala un momento per un respiro profondo. Lascia lo spazio libero per far affiorare i pensieri che di solito reprimiamo. Forse per questo fa paura: perché non è facile ascoltarsi. Chissà cosa può uscire, dal silenzio. Ma non c'è niente da temere: è solo ascoltandoci, rivelandoci a noi stessi, che impareremo ad accoglierci e accettarci.

lunedì 15 novembre 2010

Massaggio e tempo

Ieri sera ho fatto un massaggio ad una cara amica. Era triste e agitata, sta passando un periodo intenso, e ci tenevo a farla sentire meglio. A lei che ha sempre fretta, che non sa aspettare, volevo restituire il senso del tempo. Una delle cose belle del massaggio è che ti riporta nel presente. Che tu sia il massaggiatore o il massaggiato, il tocco delle mani è qualcosa di sorprendentemente efficace contro i pensieri "eccessivi", le preoccupazioni, l'ansia. Quando appoggio le mie mani sulla schiena del massaggiato, per il tempo di qualche respiro, cercando di prendere il ritmo dell'altra persona, entro in uno stato di concentrazione simile, in qualche modo, alla meditazione. Non penso a nulla, sono tutta lì, nel presente. Tocco, ascolto. E cerco di trasmettere alla persona questa sensazione di apertura, di presenza. Per tutta la durata del massaggio dimentico la fretta, le preoccupazioni, le cose da fare l'indomani. Non rincorro il tempo, ci vivo dentro. Ed è così che il massaggiato comincia a respirare più lentamente, il battito del cuore rallenta, gli occhi si socchiudono, i muscoli si rilassano...
Non siamo schiavi del tempo. La libertà inizia rallentando.

mercoledì 10 novembre 2010

Parole e lontananza, il mistero

Ci dev'essere qualcosa che fa sì che, quando due persone sono lontane, le parole che tra loro corrono a creare dei ponti, assumano significati diversi. Quando siamo vicini e tu mi parli, e io ti parlo, tu senti il tono, vedi lo sguardo, vedi se mi sporgo verso di te sorridendo o se mi richiudo in un angolo con le braccia incrociate. Quando siamo vicini mi sembra che quello che ci diciamo abbia significati precisi, che non venga frainteso, crei vicinanza.
Quando siamo lontani e io ti parlo, non vedo i tuoi occhi, e tu non vedi i miei. Quando siamo lontani, le parole che dal mio cervello corrono alle dita sono parole morbide nella mia testa, ma quando arrivano a te sono diventate aghi che pungono e fanno male. Ci deve essere qualcosa che ci frega, che ci inganna, uno spirito maligno che riscrive le mie parole prima che giungano a te.

martedì 2 novembre 2010

Pavese, il mondo e altro

Forse non bisognerebbe leggere Pavese di mattina. (Il mestiere di vivere, soprattutto).
Dopo, sembra che più niente abbia senso. Sembra che il mondo sia troppo duro per poterci stare dentro.
Ho pensato spesso che il mondo che vorrei è un luogo in cui a ognuno si dà la possibilità di esprimere il meglio, il buono, di realizzarsi nel lavoro nel senso etimologico della parola: tradurre se stessi in cose, in azioni.
Il mondo che trovo invece oggi è un mondo in cui ciò appare difficile. Raramente si sceglie davvero, più spesso si viene scavalcati, sfruttati, privati in qualche modo di ciò che ci serve per dirci davvero soddisfatti.
Ma oggi penso che forse è anche attraverso la difficoltà di perseguire la propria strada, nel proprio modo, onestamente, che ci si dà misura del proprio valore.

O forse è meglio che mi prendo un caffé.

mercoledì 27 ottobre 2010

Ho bisogno di crederci

Io ho un piccolo sogno.
Non uno di quelli grandi, non di diventare attrice a Hollywood o cantante a Sanremo, né Velina, ma nemmeno scienziata.
Ho il piccolo sogno di far partire un mio piccolo progetto e vedere dove arriva.
C'è gente che dice che basta crederci per essere già a metà dell'opera.
Allora ci provo, ci credo?

Il massaggio come contatto non sessuale

Una delle problematiche che può incontrare chi intende intraprendere la strada dei massaggi è la tendenza diffusa ad interpretare ogni contatto fisico tra due persone come un contatto sessuale. Questa errata convinzione va, da un lato, a togliere serietà alla figura del massaggiatore, dall’altro può scoraggiare un potenziale cliente, infondendogli confusione e imbarazzo.
Purtroppo accade sovente che si propongano come “massaggiatori” persone che in realtà offrono tutt’altro genere di… servizi.
Una delle mie linee guida consiste nel considerare il massaggio come una pratica che risveglia i sensi, ma che non è sessualizzata. Anzi, è proprio uno dei pochi momenti concessi ancora, nella nostra società, in cui godere del proprio corpo senza che ciò abbia nulla a che fare con il sesso.
Abbiamo smesso quasi completamente di toccarci. Anche prenderci la mano è diventato un gesto impersonale, di cui liberarsi in fretta. Ma tutto questo ci priva di un contatto che, per molti gruppi animali, è la base della costruzione delle relazioni. Pensa a quanto tempo dedicano le scimmie a spulciarsi a vicenda… non solo per una questione igienica!
Nella nostra società invece il corpo nudo appare quasi sempre come un oggetto sessuale. Soprattutto il corpo femminile: è raro che venga rappresentato come un corpo da guardare con tenerezza, con rispetto, nella sua verità. Più spesso viene proposto come un corpo che eccita, un corpo da bambola gonfiabile.
Il massaggio può aiutare a ritrovare quel modo semplice di prendersi cura l’uno dell’altro, di occuparsi dell’altro con tenerezza, di accogliere un corpo nudo nella sua dignità e bellezza, senza doverci per forza mettere quell’eccitazione forzata e un po' finta che oggi sembra l'unico modo di incontrarsi, tra uomini e donne.

martedì 19 ottobre 2010

Noi siamo corpi

C'è una cosa che sembra ovvia ma non lo è.
Noi siamo corpi.
Viviamo come se non fosse così, facciamo finta che tutto passi attraverso la mente, la ragione: organizziamo la nostra vita tenendo conto di mille questioni, ma dimenticandoci una cosa importante.
Noi siamo fatti di carne e ossa, e tutto il resto. Questo vuol dire tante cose. Prima di tutto che se ci dimentichiamo del corpo non stiamo bene.
A partire dall'infanzia, una persona ha bisogno di essere toccata, abbracciata, accolta con le sue emozioni ma anche con il suo aspetto, le sue mani, il suo corpo intero. Un rapporto tra due persone non può prescindere dal corpo. Il corpo è ciò che ci fa vivi, il corpo è ciò che siamo, l'unica cosa veramente nostra. E allo stesso tempo non è davvero nostra, perché non possiamo controllarla del tutto.
E' un pensiero che mi ha sempre affascinato. Nel chiedermi "io chi sono?" non posso fare a meno di guardarmi allo specchio, di considerare il mio modo di muovermi, di "stare nel mondo" con il corpo.
Io non sono solo i miei pensieri e le mie emozioni, ma anche il mio modo di toccare, di abbracciare, di camminare.

Il massaggio è uno strumento per riavvicinarsi al corpo, per riconnettere i pensieri alle cellule, per ricucire lo strappo tra mente e fisico. E provare a ritrovare la sensazione di essere vivi, di essere nel mondo, di essere accolti tutti interi.

mercoledì 13 ottobre 2010

Massaggiare è come danzare

Si è diventati bravi a massaggiare quando non si pensa più al movimento da fare bensì ci si lascia portare, come sulle note di una musica interna, dalla danza.
Allora le mani, le dita, ballano sul corpo del massaggiato; i piedi saltellano sul pavimento. E il massaggio diventa un'imprevedibile coreografia.

mercoledì 6 ottobre 2010

Un massaggio importante

Domani sera avrò l'onore (o l'onere?) di fare un massaggio ad una persona particolare... una persona che potrebbe diventare il mio maestro!
Sapere che opererò su una persona che svolge questo lavoro da più di vent'anni mi intimidisce un po'.
Cosa penserà? Riuscirò a trasmettere la mia passione e la mia "cura"?
Il mio massaggio sarà piacevole da ricevere? Cosa mi dirà dopo?
Allo stesso tempo sento che si tratta di una bella occasione per ricevere un feedback e crescere.

Al termine del mio primo corso, il maestro di allora ci valutò facendosi fare un massaggio.
Alla fine, nonostante qualche imprecisione nella tecnica, mi disse che avevo delle buone mani.
Per me era il migliore complimento del mondo!
Vediamo come andrà questa volta. Io ce la metterò tutta.

domenica 3 ottobre 2010

La volpe

L'altra sera, erano solo le 20, ho visto una volpe. Era sulla strada, e quando mi ha vista arrivare si è fermata un istante, forse abbagliata dai fari della mia macchina. Mi ha dato l'impressione che volesse parlarmi, che volesse dirmi qualcosa. Il suo sguardo era umano, saggio: lo sguardo di chi sa tutto e tutto accetta. Poi, spaventata dalle auto, si è voltata ed è tornata nel bosco. Ma anche da dietro un cespuglio è rimasta un momento ferma a guardarmi andare via. È stata una sensazione particolare, come se quella volpe fosse lì per me. Come se volesse ricordarmi che dietro la superficie delle cose c'è un mondo selvaggio, che dietro la mia aria pacata c'è un animale antico che vive d'istinto. Quella immagine mi è rimasta dentro. Chissà che non mi aiuti, come un amuleto.

Corpo e anima: un tutt'uno

Ieri una persona mi ha detto che il nostro corpo è come un involucro, un contenitore per la nostra anima. Per questo, toccando il corpo si cura anche l'anima. Io preferisco pensare, invece, che corpo e anima non siano due cose diverse. Anima, o mente, o come la preferisci chiamare: quel misto di personalità, intelligenza e spiritualità che fa di ogni persona proprio quella persona lì. Io credo che l'anima non sia qualcosa di immateriale, come un soffio di vita dentro la scatola corpo. Io credo che l'anima sia in ogni cellula del nostro corpo: per questo conosce i dolori del corpo così come il corpo conosce i dolori dell'anima. E per questo una mano esperta può curare con un massaggio sia un muscolo teso che una malinconia.

Bisogno di essere accolti

Spesso mi sono ritrovata a pensare che la vita quotidiana nella nostra società sia qualcosa di molto distante dalla nostra natura umana, da ciò che ci fa bene e ci serve. Quando avevo 13 anni mi capitò sottomano un libro che lessi avidamente, era “E venne chiamata due cuori”, di Marlo Morgan. Mi appassionai alla vita degli aborigeni australiani, al loro modo semplice di intendere le cose. Mi ritrovai a riflettere su quante sovrastrutture abbiamo impilato, una sull'altra, complicandoci una vita che, di per sé, potrebbe essere spontanea. Mi piacque così tanto il messaggio che trasmetteva che, anni dopo, quando scoprii che si trattava di un romanzo e non di un reportage autentico, mi sentii delusa. Mi resi conto, però, che il significato di quel libro restava valido. Per anni ho sognato di andare a vivere nell'outback con una tribù di aborigeni. Spogliarmi di tutto il superfluo e ritrovarmi, ritrovare il mondo, gli altri. Adesso... non credo saprei fare a meno di certe comodità. Il riscaldamento, un letto morbido, soprattutto il bagno e gli antidolorifici! Però mi è rimasta dentro la sensazione di essere portata per una vita diversa. Non riesco in nessun modo ad appassionarmi alla carriera, alle beghe d'azienda, ai pettegolezzi tra colleghi. Desidero farmi una famiglia, spero che accadrà, ma credo che non sia in un marito e dei bambini che potrei sentirmi davvero realizzata. Una persona che fa massaggi da tanti anni mi ha detto che in fondo tutti cercano la stessa cosa: una carezza, un sentirsi accolti. In un mondo dominato dalla competizione, dall'insicurezza, dall'angoscia, c'è un posto buio dentro ognuno di noi che può essere illuminato solo dallo sguardo amorevole di qualcun altro. Dal tocco gentile ed energico di una mano amica. Ecco, voglio vivere così. Andare all'essenza, togliere gli strati.

La cavalletta

Oggi ero in treno e stavo guardando fuori dal finestrino. Ad un certo punto il treno si è fermato in una stazione e, con un balzo, una cavalletta verdissima è atterrata sul vetro esterno del mio finestrino. Non so perché, ho subito pensato che questo piccolo insetto volesse dirmi qualcosa, così ho cominciato ad osservarlo. All'inizio la cavalletta si è mossa un po', si è guardata intorno, poi si è fermata. Quando il treno è ripartito ho pensato che la cavalletta sarebbe stata sbalzata via dal vento. Invece non è stato così, e quando abbiamo attraversato una galleria, la cavalletta ha resistito appesa con tutte le sue forze al vetro, nonostante il buio, il vento e il rumore, con le antennine che si muovevano disperatamente. Siamo usciti dalla galleria e lei era ancora lì. Ho pensato che fosse un po' una metafora della vita: i momenti difficili sono come una galleria, buia e fredda, ma non dura per sempre. Vale la pena di resistere, continuare il viaggio, perché poco dopo il sole torna.

lunedì 27 settembre 2010

Una precisazione

Ho letto e sentito diverse cose ultimamente, tipo qui e qui ma anche altrove, in lettere che ho ricevuto, in discorsi fatti con altre persone, su quanto l'amore possa essere complicato e doloroso.
Perché ovviamente non è tutto lineare, dentro di noi. Certo.
Perché siamo complicati, pieni di dolori irrisolti, di paure, di traumi. Perché quello che cerchiamo non lo sappiamo nemmeno noi. Perché a volte non sappiamo dare ciò di cui l'altro ha bisogno, né ricevere ciò che ci viene donato.
Perché l'amore è quasi sempre troppo o troppo poco. Spacca il cuore, strappa le vesti. Niente ci fa male come l'amore. E amare qualcuno è sempre difficile.
Quando parlavo dell'amore semplice, ecco, lo intendevo come una sorta di disciplina.
Sai, come i giapponesi, che magari dentro di sé stanno imprecando in dodici lingue, ma visti da fuori hanno lo sguardo impenetrabile e sereno. Ecco, penso che amare qualcuno implichi un po' l'imparare a dominarsi, a esercitare un po' di disciplina su di sé: la disciplina della semplicità.
Non intenderlo come un invito a essere falsi. Non è di questo che parlo. Intendilo, invece, come un invito a proteggere l'altro da certi abissi che ci si aprono dentro. E' importante, credo, perché ognuno ci ha già i suoi, di abissi, e guardare dentro anche a quelli di un altro, anche se lo ami, rischia di far male.
E quindi penso che amare bene - e io sto cercando di imparare - voglia anche dire sapersi tenere per sé certi magoni, sapersi accontentare di restare sulla soglia di certi baratri, e lentamente e con disciplina costruire cose buone, con le mani, con il cuore. Fare una torta, dare un abbraccio, pretendere il meglio da se stessi e quel meglio donarlo, setacciando un po' il proprio sé per evitare che in mezzo al bene che si vuole dare ci finisca dentro di tutto. Ovviamente poi anche questa disciplina ha i suoi limiti: siamo esseri fatti per buona parte di inconscio, non possiamo controllarci più di tanto. Ma ecco: impegnarsi a conoscere se stessi, sempre di più, guardare in faccia i propri orrori, esserne consapevoli più che si può - e proteggere chi ci sta accanto da questo buio.
Questo vorrei provare a fare.

giovedì 23 settembre 2010

Compromessi

Quali compromessi possiamo accettare?

Ognuno di noi ha sogni, desideri, progetti, idee.
Vorrei vivere là, fare quel lavoro lì, avere figli oppure no, perdere 10 kili, ecc...
Ma poi, come va a finire?
Bisogna sempre aggiustare la rotta?
Oppure insistere perché "la vita è dura ma la mia testa di più"?

:-)

Forse dipende da quanto uno ci tiene, a quella cosa lì. That's it.

mercoledì 22 settembre 2010

Che cossé l'amor?

Sembra che tutti ne sentano la mancanza. Chi non ce l'ha lo cerca disperatamente, chi ce l'ha sembra sempre scontento e insoddisfatto. Si parla di amore.
Forse se ne parla troppo, forse ormai si è detto tutto, tra psicologi, psicoterapeuti, santoni orientali, preti, suore, astrologi e "maestri" di ogni tipo. Sembra che ognuno debba dire la sua sull'amore, e quindi mi chiedo perché io no?
In fondo, un po' di esperienza ce l'ho.
Per alcuni anni ho pensato che la mia vita potesse avere senso solo attraverso l'amore. Adesso in effetti non ho cambiato idea, anche se ho ampliato un po' il raggio e dentro l'amore ci ho messo anche la cura per il proprio lavoro -se ci piace-, le amicizie importanti, i sogni, insomma, tutto ciò che ci fa vivere.
Ma ecco, tornando all'amore quello a due, quello sognato, temuto, sperato, invidiato da chi non ce l'ha e spesso bistrattato da chi ce l'ha. Siamo sicuri che debba essere tutto così difficile?
Siamo sicure che sia indispensabile chiedersi mille volte se è la persona giusta, se durerà, se corrisponde ai canoni dell'uomo ideale? E chiedere alle amiche cosa ne pensano, come lo vedono, e giocare al tira e molla e inventarsi strategie per tenere in pugno la situazione?
E poi ruminare, ruminare continuamente.
Forse l'amore è più semplice, si accontenta di qualche momento di condivisione, di qualche parola gentile.

O forse dico così perché sono fortunata.

martedì 14 settembre 2010

A pezzetti - tipo puzzle

E' un periodo che mi sto studiando. Non che io sia così interessante, ma ne ho bisogno. Ho passato la vita a lavorare sul fuori, cercare di cambiarlo, senza accorgermi che avevo bisogno di guardarmi. Di vedermi. Così va a finire che mi ritrovo a farlo ora, e ad ogni piè sospinto scopro qualcosa di nuovo.
Per esempio, mi ero sempre pensata indipendente e coraggiosa. E invece sono piena di paure che non mi sono mai data il permesso di avere, e ho un gran bisogno di avere accanto persone che mi vogliano bene.
Pensavo che fossero gli altri a essere poco disponibili con me, mentre sono io che di punto in bianco metto muri alti due metri perché mi terrorizzo.
Pensavo di non riuscire a trovare il modo giusto di vivere, invece forse devo impegnarmi di più a sperimentare il modo in cui preferisco vivere.
Pensavo di avere fatto tanti errori, e invece forse va bene così.

venerdì 13 agosto 2010

Convalescenza

In via di guarigione da una brutta influenza, oggi la felicità è riuscire a respirare.
Mi sono ammalata mentre ero colta da troppi pensieri vorticosi. Passato e presente si mescolavano in un balletto vorticoso di facce, decisioni prese, strade imboccate. La sera non riuscivo a dormire. Continuavo a torturarmi pretendendo chissà cosa.
Il mio corpo mi ha imposto uno stop. Adesso ho preso il ritmo lento di chi sa che sta per guarire, ma che ancora deve andare piano. Riuscire a sentire un odore con il mio raffreddore mi sembra già un regalo. Riuscire a mangiare qualcosa.
I pensieri si sono fermati.
Restano solo pensieri belli, o meglio, una piccola attesa.

martedì 10 agosto 2010

Malinconia

Stasera è il 10 agosto e io cuocio mele nel pentolino. Magari più tardi farò due passi a cercare qualche stella cadente solitaria come me. Oggi è uno di quei giorni in cui mi sento un po' persa. Uno di quei giorni in cui ci si guarda indietro e si vede poco, si guarda avanti e si vede buio. Cerco di stare al passo. Mi invento progetti e sogni, contatto gente, aspetto che torni settembre. Ma questo agosto mi sembra lungo e lento e mi fa un po' paura. Dovrei rilassarmi, sì certo. Lasciarmi annoiare, guardare nel vuoto, prendere il sole, scrivere le mie memorie, disegnare, suonare, tutte le cose che non ho mai tempo di fare. E invece sento che adesso non posso godermele le mie cose belle, perché c'è qualcosa che mi manca.

10 minuti dopo: aggiornamento. Devo aggiungere le mele cotte dolci e tiepide nella lista dei miei comfort food.

venerdì 30 luglio 2010

L'importanza di credere in qualcosa

Premesso che sono atea e miscredente, che nonostante la mia curiosità per i massaggi e la meditazione non faccio parte di nessuna setta new age, e che su qualsiasi presunta verità che mi capita di incontrare esercito uno spirito critico degno di un illuminista, c'è solo una cosa in cui ripongo una fede smisurata e cieca.
Sono i braccialettini di corda dei desideri.
Sì, quelli colorati, che ti leghi mentre esprimi un desiderio, ogni colore un settore della vita. Da quando, a 13 anni, mi si è avverato un desiderio, il mio braccio sinistro è sempre stato pieno di questi braccialettini. La mia disattenzione -e il fatto che ci mettano tipo 3 anni a rompersi- ha fatto sì che la maggior parte delle volte io non mi sia mai accorta se il desiderio si è poi avverato o no... (Chissà cosa avevo chiesto?) Ma questo non mi ha mai portata a mettere in dubbio la loro efficacia.
Adesso ne ho 5, di colori diversi, che mi sono stati dati qualche anno fa da un signore marocchino con i capelli grigi e lo sguardo malinconico. Lo incontravo ogni tanto nelle mie passeggiate lungo i viali del centro, e quella volta era riuscito a fermarmi. Mentre me li legava con delicatezza aveva espresso per me i desideri che non avevo il coraggio di chiedere.
Ho notato pochi giorni fa che il braccialetto verde si sta assottigliando pericolosamente. Non vedo l'ora di scoprire quale desiderio si avvererà.

A proposito, qualcuno sa a che cosa è associato il verde?

martedì 27 luglio 2010

Giusto per dire

Giusto per dire che ogni tanto quando mi rileggo mi trovo così autoreferenziale che mi chiedo se questo blog abbia un senso oppure no.

Inquietudine

E' un misto di tante cose, questa inquietudine di fine luglio. Dire che ho un contratto che scade e non so se sarà rinnovato è così ovvio che quasi quasi non lo dicevo. Ma oltre a questo ci sono altre cose. Libri che sto leggendo e mi rimescolano dentro più del previsto. Pensieri che mi sorprendono come rivelazioni ma che allo stesso tempo si nascondono dietro a immagini difficili da interpretare. Sogni. Ho sognato di cadere in un fiume e di venire trasportata via, ma quella che sembrava una caduta rovinosa verso le rapide si trasformava poco a poco in un viaggio placido. Ho scritto parole molto spontanee a una persona che forse non era pronta a riceverle. "Non si può mai dare a qualcuno più di quanto sia disposto a ricevere". E' proprio così.
Ho riconosciuto nel mio percorso l'influenza di altri, il peso di dolori e speranze e delusioni di altri. Vorrei che i giorni che stanno per arrivare fossero giorni liberi, fossero giorni miei. Con dentro solo i dolori, le speranze, le delusioni mie.
E, se ci sta, anche un po' di gioia.

lunedì 26 luglio 2010

Trovare la mia strada

Quand'è che si sa con certezza di aver trovato la propria strada? Immagino che ci si accorga di sentirsi "a casa", a proprio agio in una situazione o in un contesto. Immagino che si abbia l'impressione di essere stati destinati a quell'attività da sempre. Forse, è qualcosa che ci viene particolarmente facile. Forse invece è qualcosa che, essendo difficile, ci stimola continuamente. Ma com'è che si arriva a capirlo? Me lo chiedo da sempre. Da sempre, mi sembra, ho cercato di capire quale fosse la mia strada. All'inizio pensavo fosse la scrittura, poi l'insegnamento, poi la creatività, poi l'editoria. Eppure, ritrovandomi a poco a poco, quasi per caso, sempre più vicina al punto che cercavo di raggiungere, mi accorgevo che non ne ricavavo una vera soddisfazione, una vera convinzione. Sarà perché vivo sempre nell'altrove, o sarà che ancora non sono riuscita a sentire cosa mi sta dicendo la mia voce?
Aspetto un segnale, un'illuminazione, un sentiero che si apre, una porta segreta. Arriverà?

sabato 10 luglio 2010

Frenesia

All'improvviso, inaspettata, portata sulle note di una canzone. Credevo fosse persa per sempre, e invece, quella frenesia d'estate che ha accompagnato qualche agosto della mia adolescenza, eccola qui. Quella malinconia anticipata, quella voglia di vita, quello struggimento che prende alla sera, mentre si accendono le stelle. La stessa sensazione di quando andare in motorino senza casco, correndo nelle discese, era il massimo della libertà. Di quando ci si sdraiava su un prato a guardare le stelle e se una mano toccava la mia il cuore scoppiava.
Adesso è tutto diverso, ma io ancora all'amore, alla gioia, alla vita, non mi ci voglio abituare.
Un'uscita tra amici, una mattina libera, la nostalgia di te che tra poco arrivi, e mi prenderai tra le braccia come se fossi l'unica donna del mondo.
E la sensazione che questa estate, anche se sarà troppo corta, calda e faticosa, io me la voglio sentire addosso.

venerdì 9 luglio 2010

Ti sembrerà stupido

Ti sembrerà stupido che io lo scriva qui anziché dirtelo, semplicemente, ma a volte le cose più vere restano in gola a dirle. E scriverlo qui è un po' come affidare un messaggio in bottiglia al mare, anche se il mare non ha i feed RSS. Lo so che sono banale, mielosa e codarda, ma il fatto è che sono orgogliosa di te.

giovedì 8 luglio 2010

Piccola sorpresa

Stamattina, scesa dal treno dei pendolari, arranco verso il bar della stazione in cerca di un caffé. Sul treno ho dormito, sono in coma totale, ho gli occhi che si appiccicano e non vogliono stare aperti. Inoltre ci ho le paturnie, perché quando leggo certi articoli poi comincio a rimuginare e non finisco più. Ma magari questo lo scrivo nel prossimo post. Così non mi accorgo della persona che si mette al mio fianco a bere il suo caffé, fino a quando non mi riconosce lei. E' una mia compagna del liceo che non vedevo da tipo 8 anni, una di quelle che all'epoca non erano né tra le amiche né tra le nemiche. Abbiamo chiacchierato di quello che facciamo, sparlato delle ex compagne e dei prof, concordato sul fatto che entrambe non vedevamo l'ora di andarcene da quella scuola... e poi due speranze sul futuro e un pizzico di gossip. Finisce il caffé e io me ne vado leggera, cammino tranquilla a falcate larghe, penso che siamo ancora giovani e belle, e allora, allegramente, vaffanculo.

giovedì 1 luglio 2010

Cominciare a pensare con il corpo

Confrontandomi con un'amica ho messo a fuoco quando possa essere fuorviante farsi guidare sempre dalla testa. Pensieri, argomentazioni, razionalizzazioni, controargomentazioni. Ripetute fino alla nausea, fino a farle diventare ossessioni. Cercare sempre di discriminare il Giusto e lo Sbagliato. Continuare a chiedersi: cosa devo fare? Non riuscire a scegliere non per ignavia, ma per incapacità di sentire una spinta buona, spontanea, verso le cose. Passare troppo tempo seduti immobili a macerarsi i neuroni.
Lei mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere: solitamente una persona prima decide cosa fare, poi agisce con il corpo di conseguenza. Ma c'è un'altra possibilità: fermarsi a sentire il corpo, e poi decidere di conseguenza.

mercoledì 30 giugno 2010

Ascolta

Ascolta, c'è la vita che scorre.
Fermati per un momento.
Non agitarti.
Prenditi il tempo.
Non c'è niente da risolvere.
Non ci sono soluzioni da trovare.
Sentiti vivere.
Semplicemente ascolta.

martedì 15 giugno 2010

Ecco

Ci sono quei giorni un po' così, quei momenti un po' così, con l'estate che latita e la stanchezza che preme sugli occhi, e nonostante tutto la speranza e la fiducia, e ci si sente un po' a pezzi ma anche si ha dentro al cuore una piccola felicità, e in quei momenti lì, va a finire che si ascolta Cindy Lauper che canta True Colors e viene un po' da piangere.

You with the sad eyes
don't be discouraged
oh I realize
it's hard to take courage
in a world full of people
you can lose sight of it all
and the darkness inside you
can make you fell so small

But I see your true colors
shining through
I see your true colors
and that's why I love you
so don't be afraid to let them show
your true colors
true colors are beautiful
like a rainbow

Show me a smile then
don't be unhappy, can't remember
when I last saw you laughing
if this world makes you crazy
and you've taken all you can bear
you call me up
because you know I'll be there

And I'll see your true colors
shining through
I see your true colors
and that's why I love you
so don't be afraid to let them show
your true colors
true colors are beautiful
like a rainbow

sabato 12 giugno 2010

Guance rosse e occhi dipinti

Oggi la felicità sarà un piccolo palco, sorrisi di amici, batticuore, tremarella, costumi e trucco.
Battute dimenticate, strafalcioni, errori, ma anche applausi, risate, silenzi carichi di emozioni.
Perché ogni anno dico che smetto, ma poi il teatro mi chiama, e io rispondo.
E me lo voglio godere dall'inizio alla fine.

mercoledì 9 giugno 2010

Cose che cambiano

Certi momenti sembra che non cambi niente.
Invece tutto cambia, continuamente. Se non lo vediamo è perché non guardiamo bene.
Cambia il tempo. Cambia l'umore del mattino. Cambia il menù della mensa aziendale. Cambiano le addette al servizio mensa. Cambiano i compagni di treno. Cambia il colore delle montagne. Cambiano le facce che mi scorrono intorno. Cambio io.
Forse, quando mi sembra che niente cambi, è perché io sono cambiata in fretta e il mondo non si è ancora sincronizzato.

:-)

martedì 8 giugno 2010

Basta

Basta. Mi fermo un attimo. Ho bisogno di riprendere fiato. La tensione verso un futuro che non arriva mai mi spacca i tendini. Mi rifugio nel passato. Nei ricordi. Nella filosofia orientale secondo cui ogni periodo dura 10 anni (se è davvero così, ce n'è ancora per molto).
Metto la testa sotto la sabbia, mi eclisso. Non rispondo a chi mi chiede come va, quali progetti ho.
Per oggi non voglio averne. Mi accontenterò, per oggi, di respirare.

giovedì 3 giugno 2010

La ragazzina e il treno

Sul treno che prendo tutti i giorni vedevo spesso una ragazzina. Avrà avuto tra i 13 e i 14 anni, e mi aveva colpito per due motivi. Il primo: che a differenza della maggior parte delle ragazzine che si incontrano in giro era assolutamente fuori moda, con jeans troppo larghi e corti, capelli centrifugati, nemmeno un filo di trucco né di pelle ombelicale scoperta. (Insomma, proprio com'ero io alla sua età).
Il secondo: che era sempre da sola, e, mi era parso, un po' triste.
Oggi l'ho vista di nuovo, ed era con un'amica. Talmente abituata alla solitudine ha passato il viaggio a leggere, ma ogni volta, prima di girare pagina, alzava gli occhi verso la sua amica e sorrideva.

martedì 1 giugno 2010

Vorrei

Nasconderci dal mondo per un po', fingere di essere spariti, io e te da qualche parte non importa dove, e tornare solo quando tutto potrà avere il suo lieto fine, quando non ci saranno più speranze da frustrare o disillusioni o paure o dubbi. Lo so che la vita è fatta di questo: di sogni e tentativi e svolte ed errori e fallimenti e successi imprevisti, ma per una volta avrei voglia di sapere come andrà a finire.

domenica 30 maggio 2010

All'improvviso

Uno arranca per giorni, settimane, mesi, portandosi sulle spalle un peso a cui non sa dare un nome. Poi all'improvviso, ci si sente come portati dal vento, spinti avanti senza fatica dalla brezza.

mercoledì 26 maggio 2010

Verità

Quando, per cinque minuti, tra le chiacchiere da mensa, riesci a intravedere di qualcuno la sua umana verità: quello è un momento che vale.