mercoledì 27 ottobre 2010

Ho bisogno di crederci

Io ho un piccolo sogno.
Non uno di quelli grandi, non di diventare attrice a Hollywood o cantante a Sanremo, né Velina, ma nemmeno scienziata.
Ho il piccolo sogno di far partire un mio piccolo progetto e vedere dove arriva.
C'è gente che dice che basta crederci per essere già a metà dell'opera.
Allora ci provo, ci credo?

Il massaggio come contatto non sessuale

Una delle problematiche che può incontrare chi intende intraprendere la strada dei massaggi è la tendenza diffusa ad interpretare ogni contatto fisico tra due persone come un contatto sessuale. Questa errata convinzione va, da un lato, a togliere serietà alla figura del massaggiatore, dall’altro può scoraggiare un potenziale cliente, infondendogli confusione e imbarazzo.
Purtroppo accade sovente che si propongano come “massaggiatori” persone che in realtà offrono tutt’altro genere di… servizi.
Una delle mie linee guida consiste nel considerare il massaggio come una pratica che risveglia i sensi, ma che non è sessualizzata. Anzi, è proprio uno dei pochi momenti concessi ancora, nella nostra società, in cui godere del proprio corpo senza che ciò abbia nulla a che fare con il sesso.
Abbiamo smesso quasi completamente di toccarci. Anche prenderci la mano è diventato un gesto impersonale, di cui liberarsi in fretta. Ma tutto questo ci priva di un contatto che, per molti gruppi animali, è la base della costruzione delle relazioni. Pensa a quanto tempo dedicano le scimmie a spulciarsi a vicenda… non solo per una questione igienica!
Nella nostra società invece il corpo nudo appare quasi sempre come un oggetto sessuale. Soprattutto il corpo femminile: è raro che venga rappresentato come un corpo da guardare con tenerezza, con rispetto, nella sua verità. Più spesso viene proposto come un corpo che eccita, un corpo da bambola gonfiabile.
Il massaggio può aiutare a ritrovare quel modo semplice di prendersi cura l’uno dell’altro, di occuparsi dell’altro con tenerezza, di accogliere un corpo nudo nella sua dignità e bellezza, senza doverci per forza mettere quell’eccitazione forzata e un po' finta che oggi sembra l'unico modo di incontrarsi, tra uomini e donne.

martedì 19 ottobre 2010

Noi siamo corpi

C'è una cosa che sembra ovvia ma non lo è.
Noi siamo corpi.
Viviamo come se non fosse così, facciamo finta che tutto passi attraverso la mente, la ragione: organizziamo la nostra vita tenendo conto di mille questioni, ma dimenticandoci una cosa importante.
Noi siamo fatti di carne e ossa, e tutto il resto. Questo vuol dire tante cose. Prima di tutto che se ci dimentichiamo del corpo non stiamo bene.
A partire dall'infanzia, una persona ha bisogno di essere toccata, abbracciata, accolta con le sue emozioni ma anche con il suo aspetto, le sue mani, il suo corpo intero. Un rapporto tra due persone non può prescindere dal corpo. Il corpo è ciò che ci fa vivi, il corpo è ciò che siamo, l'unica cosa veramente nostra. E allo stesso tempo non è davvero nostra, perché non possiamo controllarla del tutto.
E' un pensiero che mi ha sempre affascinato. Nel chiedermi "io chi sono?" non posso fare a meno di guardarmi allo specchio, di considerare il mio modo di muovermi, di "stare nel mondo" con il corpo.
Io non sono solo i miei pensieri e le mie emozioni, ma anche il mio modo di toccare, di abbracciare, di camminare.

Il massaggio è uno strumento per riavvicinarsi al corpo, per riconnettere i pensieri alle cellule, per ricucire lo strappo tra mente e fisico. E provare a ritrovare la sensazione di essere vivi, di essere nel mondo, di essere accolti tutti interi.

mercoledì 13 ottobre 2010

Massaggiare è come danzare

Si è diventati bravi a massaggiare quando non si pensa più al movimento da fare bensì ci si lascia portare, come sulle note di una musica interna, dalla danza.
Allora le mani, le dita, ballano sul corpo del massaggiato; i piedi saltellano sul pavimento. E il massaggio diventa un'imprevedibile coreografia.

mercoledì 6 ottobre 2010

Un massaggio importante

Domani sera avrò l'onore (o l'onere?) di fare un massaggio ad una persona particolare... una persona che potrebbe diventare il mio maestro!
Sapere che opererò su una persona che svolge questo lavoro da più di vent'anni mi intimidisce un po'.
Cosa penserà? Riuscirò a trasmettere la mia passione e la mia "cura"?
Il mio massaggio sarà piacevole da ricevere? Cosa mi dirà dopo?
Allo stesso tempo sento che si tratta di una bella occasione per ricevere un feedback e crescere.

Al termine del mio primo corso, il maestro di allora ci valutò facendosi fare un massaggio.
Alla fine, nonostante qualche imprecisione nella tecnica, mi disse che avevo delle buone mani.
Per me era il migliore complimento del mondo!
Vediamo come andrà questa volta. Io ce la metterò tutta.

domenica 3 ottobre 2010

La volpe

L'altra sera, erano solo le 20, ho visto una volpe. Era sulla strada, e quando mi ha vista arrivare si è fermata un istante, forse abbagliata dai fari della mia macchina. Mi ha dato l'impressione che volesse parlarmi, che volesse dirmi qualcosa. Il suo sguardo era umano, saggio: lo sguardo di chi sa tutto e tutto accetta. Poi, spaventata dalle auto, si è voltata ed è tornata nel bosco. Ma anche da dietro un cespuglio è rimasta un momento ferma a guardarmi andare via. È stata una sensazione particolare, come se quella volpe fosse lì per me. Come se volesse ricordarmi che dietro la superficie delle cose c'è un mondo selvaggio, che dietro la mia aria pacata c'è un animale antico che vive d'istinto. Quella immagine mi è rimasta dentro. Chissà che non mi aiuti, come un amuleto.

Corpo e anima: un tutt'uno

Ieri una persona mi ha detto che il nostro corpo è come un involucro, un contenitore per la nostra anima. Per questo, toccando il corpo si cura anche l'anima. Io preferisco pensare, invece, che corpo e anima non siano due cose diverse. Anima, o mente, o come la preferisci chiamare: quel misto di personalità, intelligenza e spiritualità che fa di ogni persona proprio quella persona lì. Io credo che l'anima non sia qualcosa di immateriale, come un soffio di vita dentro la scatola corpo. Io credo che l'anima sia in ogni cellula del nostro corpo: per questo conosce i dolori del corpo così come il corpo conosce i dolori dell'anima. E per questo una mano esperta può curare con un massaggio sia un muscolo teso che una malinconia.

Bisogno di essere accolti

Spesso mi sono ritrovata a pensare che la vita quotidiana nella nostra società sia qualcosa di molto distante dalla nostra natura umana, da ciò che ci fa bene e ci serve. Quando avevo 13 anni mi capitò sottomano un libro che lessi avidamente, era “E venne chiamata due cuori”, di Marlo Morgan. Mi appassionai alla vita degli aborigeni australiani, al loro modo semplice di intendere le cose. Mi ritrovai a riflettere su quante sovrastrutture abbiamo impilato, una sull'altra, complicandoci una vita che, di per sé, potrebbe essere spontanea. Mi piacque così tanto il messaggio che trasmetteva che, anni dopo, quando scoprii che si trattava di un romanzo e non di un reportage autentico, mi sentii delusa. Mi resi conto, però, che il significato di quel libro restava valido. Per anni ho sognato di andare a vivere nell'outback con una tribù di aborigeni. Spogliarmi di tutto il superfluo e ritrovarmi, ritrovare il mondo, gli altri. Adesso... non credo saprei fare a meno di certe comodità. Il riscaldamento, un letto morbido, soprattutto il bagno e gli antidolorifici! Però mi è rimasta dentro la sensazione di essere portata per una vita diversa. Non riesco in nessun modo ad appassionarmi alla carriera, alle beghe d'azienda, ai pettegolezzi tra colleghi. Desidero farmi una famiglia, spero che accadrà, ma credo che non sia in un marito e dei bambini che potrei sentirmi davvero realizzata. Una persona che fa massaggi da tanti anni mi ha detto che in fondo tutti cercano la stessa cosa: una carezza, un sentirsi accolti. In un mondo dominato dalla competizione, dall'insicurezza, dall'angoscia, c'è un posto buio dentro ognuno di noi che può essere illuminato solo dallo sguardo amorevole di qualcun altro. Dal tocco gentile ed energico di una mano amica. Ecco, voglio vivere così. Andare all'essenza, togliere gli strati.

La cavalletta

Oggi ero in treno e stavo guardando fuori dal finestrino. Ad un certo punto il treno si è fermato in una stazione e, con un balzo, una cavalletta verdissima è atterrata sul vetro esterno del mio finestrino. Non so perché, ho subito pensato che questo piccolo insetto volesse dirmi qualcosa, così ho cominciato ad osservarlo. All'inizio la cavalletta si è mossa un po', si è guardata intorno, poi si è fermata. Quando il treno è ripartito ho pensato che la cavalletta sarebbe stata sbalzata via dal vento. Invece non è stato così, e quando abbiamo attraversato una galleria, la cavalletta ha resistito appesa con tutte le sue forze al vetro, nonostante il buio, il vento e il rumore, con le antennine che si muovevano disperatamente. Siamo usciti dalla galleria e lei era ancora lì. Ho pensato che fosse un po' una metafora della vita: i momenti difficili sono come una galleria, buia e fredda, ma non dura per sempre. Vale la pena di resistere, continuare il viaggio, perché poco dopo il sole torna.