domenica 3 ottobre 2010

Bisogno di essere accolti

Spesso mi sono ritrovata a pensare che la vita quotidiana nella nostra società sia qualcosa di molto distante dalla nostra natura umana, da ciò che ci fa bene e ci serve. Quando avevo 13 anni mi capitò sottomano un libro che lessi avidamente, era “E venne chiamata due cuori”, di Marlo Morgan. Mi appassionai alla vita degli aborigeni australiani, al loro modo semplice di intendere le cose. Mi ritrovai a riflettere su quante sovrastrutture abbiamo impilato, una sull'altra, complicandoci una vita che, di per sé, potrebbe essere spontanea. Mi piacque così tanto il messaggio che trasmetteva che, anni dopo, quando scoprii che si trattava di un romanzo e non di un reportage autentico, mi sentii delusa. Mi resi conto, però, che il significato di quel libro restava valido. Per anni ho sognato di andare a vivere nell'outback con una tribù di aborigeni. Spogliarmi di tutto il superfluo e ritrovarmi, ritrovare il mondo, gli altri. Adesso... non credo saprei fare a meno di certe comodità. Il riscaldamento, un letto morbido, soprattutto il bagno e gli antidolorifici! Però mi è rimasta dentro la sensazione di essere portata per una vita diversa. Non riesco in nessun modo ad appassionarmi alla carriera, alle beghe d'azienda, ai pettegolezzi tra colleghi. Desidero farmi una famiglia, spero che accadrà, ma credo che non sia in un marito e dei bambini che potrei sentirmi davvero realizzata. Una persona che fa massaggi da tanti anni mi ha detto che in fondo tutti cercano la stessa cosa: una carezza, un sentirsi accolti. In un mondo dominato dalla competizione, dall'insicurezza, dall'angoscia, c'è un posto buio dentro ognuno di noi che può essere illuminato solo dallo sguardo amorevole di qualcun altro. Dal tocco gentile ed energico di una mano amica. Ecco, voglio vivere così. Andare all'essenza, togliere gli strati.

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