martedì 13 agosto 2013

Let your body decide where you want to go

Dopo la mappazza del post precedente, vi lascio un po' di musica per arricrearvi... ma leggete anche le parole!


Words 
come to me so easily 
They make me forget what I mean 
They seem so very unsound 
when I don't want them around 

Let your body decide where you want to go 

Let your body decide where you want to go 
high or low, fast or slow 
x4 

I don't know if I'm ready 
but everything must be unsteady 
on the first go-round 

Thoughts 
Is it right to feel this way? 
Will I be happy one day? 
Is my posture okay? 
Am I straight or gay? 

Let your body decide where you want to go 

Let your body decide where you want to go 
high or low, fast or slow 
x4 

I don't know if I'm ready 
but everything must be unsteady 
on the first go-round 

First go-round x6 

lunedì 12 agosto 2013

Big Girl (You Are Beautiful)


Walks in to the room
Feels like a big balloon
I said, 'Hey girls you are beautiful'
Diet coke and a pizza please
Diet coke I'm on my knees
Screaming 'Big girl you are beautiful'

You take your skinny girls
Feel like I'm gonna die
'Cause a real woman
Needs a real man here's why

You take your girl
And multiply her by four
Now a whole lot of woman
Needs a whole lot more

Get yourself to the Butterfly Lounge
Find yourself a big lady
Big boy come on around
And they'll be calling you baby

No need to fantasize
Since I was in my braces
A watering hole
With the girls around
And curves in all the right places

Big girls you are beautiful
Big girls you are beautiful
Big girls you are beautiful
Big girls you are beautiful

giovedì 8 agosto 2013

Ma era una battuta!

Siccome che rileggendo gli ultimi post colgo un grado di banalità pessimistiche alla Fabio Volo, ho deciso di provare a buttar giù qualche pensierino un po' meno de panza. Una delle cose che mi è venuta in mente ultimamente è che o sono io ipersensibile - e ci potrebbe anche stare - o la gente ha iniziato a insultarsi in modo molto più esplicito, salvo poi buttarla sull'ironia prima di sfociare in conflitto.

Sempre più spesso, forse a causa dell'amplificazione delle chiacchierate dovuta ai Social Network, mi capita di sentire/leggere persone che, dopo aver insultato/deriso/offeso qualcuno reagiscono sorpresi e quasi offesi a loro volta, dicendo "ma era una battuta!". Come se il fatto di restarci male fosse un problema sciocco di chi ha poco senso dell'umorismo.

Ok, io sono ipersensibile. Nel senso che ho passato talmente tanti anni a farmi prendere per il culo senza riuscire a difendermi che ora mi schiero a priori a difesa di chiunque subisca una battutina appena poco più che acida. Ma ho cercato di filtrare questa cosa mia e osservare meglio.

La mia sensazione è che si stia perdendo il senso della misura. Che ci si sente liberi di dire qualsiasi cosa e si cade dal pero quando l'altro dà segno di essersela presa. Battute maschiliste orride e commenti sull'aspetto fisico sono quelle che mi capitano più spesso - che gioia! - ma ce ne sono di ogni varietà.
E immancabilmente, dopo: "Mamma mia, come sei permalosa!".

Mi chiedo: sarà che i Social Network e i reality show ci hanno abituati a sparare a zero su tutto e tutti da lontano, prendendoci la libertà dell'insulto senza doverci far carico della reazione altrui?

Sarà il Silvio style, che ha sdoganato un certo tipo di arroganza paracula che butta il sasso e toglie la mano prima che gliela mozzino?

Sarà che quest'era di azioni/reazioni immediate ci fa parlare senza darci il tempo di filtrare i pensieri?

Sarà che siamo sempre così disconnessi da noi stessi che non "sentiamo" più nulla, men che meno il dolore che infliggiamo agli altri?

La riflessione è aperta. Se mi faccio una mia idea poi ve la dico.

Su insoddisfazione, inconcludenza, e tanto altro

Volevo aggiungere un discorso un po' più circostanziato sulle mie insoddisfazioni, un po' per chiarirle a chi legge, se qualcuno legge, un po' per chiarirle a me stessa. In questo periodo in cui un sacco di gente fa fatica a campare io sono senza dubbio fortunata, visto che quest'anno mi concedo persino le vacanze. E insomma, in questo contesto generale, osare lamentarsi di ciò che si fa per campare genera di solito un'ondata di proteste: "ma di che ti lamenti, ma non vedi che sei fortunata?". E quindi, siccome solitamente cerco di contenermi per non sembrare una viziata ingrata, provo a sfogarmi qui.
Volevo dire qualcosa sul percorso che mi ha portata, ad oggi, ad un lavoro a tempo indeterminato che anziché farmi fare salti di gioia carpiati mi genera non poche frustrazioni.
Sono una di quelle che da piccola manifestava una modesta inclinazione per le cose artistiche: mi piaceva disegnare, mi incuriosiva la musica e leggevo per la maggior parte delle mie ore di veglia. Avrei, quindi, voluto fare il liceo artistico, ma pare che all'epoca venissi sconsigliata fortemente da una prof, con la motivazione che poi non avrei trovato nulla da fare. I miei genitori, che senza accorgersene proiettavano su di me i rispettivi desideri frustrati, non furono di grande aiuto. Fu così che non feci l'artistico, ma un liceo più "normale" che ebbe il risultato di farmi passare ogni voglia di studiare, da tanto che mi avevano ingozzata di nozioni. Dopo la maturità non avevo idea di cosa fare. Penso sempre più spesso che avrei dovuto prendermi del tempo e aspettare che mi si chiarissero le idee, e invece non ne ebbi il coraggio. Cercai qualcosa che fosse moderno e creativo, che mi incuriosisse senza darmi l'impressione della disoccupazione eterna. C'è da dire che, per fortuna, in effetti ho sempre lavorato. E per diverso tempo sono anche riuscita a fare un lavoro che per un po' mi era sembrato quello ideale: sottopagato e contrattualmente pessimo, ma mi divertivo, potevo creare il mio con discreta libertà, imparavo moltissimo a contatto con gente in gamba e avevo dei colleghi simpatici.
Per un po' ho davvero pensato: "non mi muoverò da qui". Poi... Le cose sono andate in un modo che non mi aspettavo. E insomma, è finita che da là me ne sono andata con l'amaro in bocca. Me ne sono andata con in mano un'alternativa che mi sembrava l'ideale per tirare avanti 6 mesi cercando altro. E invece da 6 mesi è diventato 1 anno, poi 2.
Nel frattempo imparavo a scoprire delle cose su di me: tipo che il vuoto grande che mi sentivo dentro la maggior parte del tempo non era un difetto da ignorare, e soprattutto che non l'avrei potuto riempire solo pensandoci fino a spremermi il cervello. Scoprivo che dovevo imparare a sentire. Che a 25 anni non sapevo chi ero perché nessuno mi aveva insegnato ad ascoltare cosa mi passava dentro e nel corpo, e anzi per una serie di ragioni avevo fatto di tutto per non sentire tante cose. E così provavo, facevo esperimenti, mi divertivo, mi emozionavo, mi arrabbiavo. Stavo anche da cani, molte volte.
Perché certe volte pare che il vuoto sia come una marea nera che ti affoga e quand'è così non c'è granché da farci - almeno, io finora non ho trovato granché da farci - se non tenere duro, aggrapparsi alle cose quotidiane, anche se sembrano assurde e risuonano stonate come un quadro surrealista, tenersi forte aspettando la prossima seduta... e poi un giorno ti svegli ed è passata.
Ti svegli e sembra che il mondo sia tornato normale, che la speranza esista di nuovo, che forse-forse c'è anche della bellezza. E si riparte.
E così, in questo mio ondeggiare come un pendolo tra sogni e realtà, tra umane disperazioni e serenità, mi trovo al punto in cui devo decidere se continuare a fare la ragazza di belle speranze che non prende nessuna strada per avere ancora l'illusione di poterle scegliere tutte, o se diventare grande, prendere decisioni, tentare, sbagliare, ma sbagliare dicendo: "questa sono io, cazzo".