martedì 31 dicembre 2013

Come far sì che il 2014 sia un anno buono?

Per prepararmi all'inizio dell'anno nuovo, oltre a riflettere sui miei progetti futuri e a leggere gli oroscopi, ho deciso di consultare l'I Ching. E, come sempre, il responso è stato complesso, inaspettato, tutto da interpretare.

La domanda che ho scelto di fare è in effetti abbastanza generica (il che complica un po' il lavoro interpretativo) ma ho cercato di porla nel modo "giusto": l'I Ching funziona al meglio quando la domanda non prevede in risposta un semplice "si" o "no".

Così ho chiesto: come posso fare per far sì che il 2014 sia un anno buono?
Piuttosto vaga come domanda, ma l'ho tenuta così anche perchè ero curiosa di vedere se l'I Ching mi avrebbe dato qualche spunto inaspettato... E così è stato.
A cominciare dall'esagramma: ho ottenuto il 37, La Casata. Per me che ho passato gli ultimi tre anni a scervellarmi su questioni lavorative, sulla strada da prendere, sui miei obiettivi professionali (ancora tutti da costruire), è stato un po' come sentirmi dire: sappi che se vuoi essere felice non devi trascurare gli affetti, la vita più privata, i legami famigliari. Io, che mi aspettavo una rivelazione a tema "lavoro", mi sono trovata a interrogarmi su questo esagramma imprevisto, che molto raramente avevo incontrato nelle mie precedenti interrogazioni.

Forse perché non era il momento, e adesso lo è. Leggendo la spiegazione della sentenza (Propizia è la perseveranza della donna) sono state diverse le suggestioni che mi hanno colto. Ho pensato alla mia famiglia di origine, ai diversi ruoli che ognuno si è scelto, al mio preoccuparmene sempre un po' troppo. Così leggendo "quando il padre è davvero padre e il figlio è figlio, quando il fratello maggiore funge veramente da fratello maggiore e il minore funge da minore, quando il marito è davvero marito e la moglie è moglie, allora nella casata regna l'ordine" ho sentito che questo esagramma mi stava dicendo qualcosa sulla relazione con loro. Allo stesso tempo, ho realizzato che certe preoccupazioni e ossessioni lavorative mi hanno distolto quest'anno dal godermi del tutto le cose belle della mia famiglia nuova (per ora siamo solo in due, ma dove c'è amore c'è famiglia, no?) e dalla voglia di progettarne il futuro.

Forse questo esagramma vuole dirmi che per me è importante anche questo spicchio della vita, per far sì che ci sia una sensazione di pienezza e soddisfazione. Effettivamente negli ultimi mesi mi ero anche chiesta come far sì che la mia vita diventi integrata e unica, non spezzata a metà tra lavoro e privato, ma armonicamente composta di entrambe le parti che nel mio mondo ideale sarebbero fluide e arricchenti l'una per l'altra: le emozioni private arricchirebbero il lavoro e viceversa. Su questo c'è ancora da lavorare, ma è un work in progress!

Volendo prendere meno alla lettera questo esagramma, Amore, Disciplina e Ordine (i tre rapporti sociali all'interno della Casata) possono essere dei punti di riferimento per me per il 2014: amore per sentire dove voglio andare, disciplina e ordine per arrivarci. Che ve ne pare?

Non è finita qui... Perchè l'esagramma aveva la seconda linea mobile. Che consiglia alla donna di non seguire capricci, ma di essere il centro sociale e spirituale della famiglia. Beh, non che avessi chissà che capricci in mente... Considerate che l'I Ching è un testo antichissimo, e le regole sociali su cui si basa sono un pochino superate :) Però andare a recuperare il mio femminile arcaico, magico, spirituale è qualcosa che avevo in mente di fare. Andare in cerca della mia Dea interiore e portarla nel quotidiano.

Infine, a causa della linea mobile, l'esagramma 37 si trasforma nel 9, La forza domatrice del Piccolo.
Che dire, pare che nemmeno il 2014 sarà l'anno degli sconvolgimenti, o forse semplicemente gli sconvolgimenti non saranno necessari per perseguire i miei sogni: dovrò contenere l'impulsività, agire in piccolo senza perdere la risolutezza interiore. "In tempi in cui una grande azione verso l'esterno non è possibile, non rimane altra via che affinare in piccolo le manifestazioni della propria natura". Insomma, a quanto pare il 2014 non sarà l'anno delle rivincite, ma un anno di lavoro e piccole gioie. In perfetto stile zen: niente fuochi d'artificio, ma molta concretezza. Non male tutto sommato!

Tra un anno vi saprò dire se ho azzeccato la lettura.

E voi, come lo sognate il vostro 2014?

venerdì 27 dicembre 2013

Un modo leggero di fare counseling: l'I Ching Counseling

Una delle qualità del counseling, a mio parere, sta nella sua possibile leggerezza. Ciò non significa che le questioni che si vadano ad affrontare siano sempre leggere, per carità. Problemi sul lavoro, problemi relazionali, insicurezze, a volte sono questioni centrali nella vita delle persone e come tali vanno prese sul serio.
Ci sono però modalità leggere di affrontare questioni importanti: una di queste, a mio parere, è l'I Ching.
Lo conoscete?

L'I Ching, o il Libro dei mutamenti, è un antichissimo libro cinese che può essere consultato come una sorta di oracolo per trovare risposta alle nostre domande. Non è da prendere alla lettera, come il bugiardino di una medicina, ma può darci degli spunti che, se ben interpretati rispetto alla nostra situazione, possono darci una mano a prendere decisioni, a sentirci più tranquille, a star meglio.

Gli oroscopi esistono da sempre, e da sempre l'uomo ha cercato di farsi aiutare dalle stelle, dagli oracoli o da varie entità soprannaturali per fare le scelte giuste. Il counseling sostiene e incentiva la piena responsabilizzazione della persona, perciò l'I Ching non è da prendere come un destino scritto nella pietra, ma come un gioco per capire meglio se stessi e la propria situazione.

Se conosci già l'I Ching e lo utilizzi tu stessa, ma a volte avresti voglia di un parere esterno su ciò che ti preoccupa... se non lo conosci ma sei curiosa di quello che potrebbe dirti un antico libro distillato di sapienza cinese... se ami gli oroscopi ma pensi che siano troppo generici e vorresti qualcosa di scritto apposta per te,

Prova l'I Ching Counseling :-)

COME FUNZIONA
Mi baso sull'edizione "I Ching - Il libro dei mutamenti", a cura di Richard Wilhelm, Adelphi.
Si utilizzano 3 monete, che si lanciano 6 volte annotando i risultati, in modo da ottenere una figura, detta esagramma. Questa figura dà delle suggestioni sul momento che si sta vivendo e su come comportarsi. Per poter riflettere adeguatamente sul responso dell'oracolo, anziché svolgere l'I Ching counseling dal vivo, ti invierò una e-mail con il responso personalizzato che potrai stampare e conservare.

DISCLAIMER
Non credo che gli oroscopi abbiano tutte le risposte, né che per prendere decisioni sia necessario rivolgersi ad un qualcosa di soprannaturale. Ma è divertente, è ispirante, è creativo, perciò facciamolo!

VUOI PROVARE?
Individua una domanda chiara e definita che vuoi porre all'oracolo e contattami via e-mail o su Facebook per saperne di più.

TESTIMONIAL
Approvato da Jung. Cosa volete di più? :-D

giulia.counseling@gmail.com
www.facebook.com/giulia.counseling

lunedì 16 dicembre 2013

Perché si rimanda e come smettere di farlo

Avevo voglia di scrivere questo post da un po' di tempo, anche perché ho visto che poteva interessarvi. Però poi mi sono messa a procrastinare. Al che ho pensato, forse se rifletto sul perché sto rimandando questo post, capirò qualcosa sul perché si rimanda, di solito.
Inizierei col dire che secondo me non ci sono regole generali: ognuno può avere un motivo diverso per cui sta rimandando qualcosa. Cercherò comunque di trovare qualche possibile linea comune.
Innanzitutto, si possono rimandare cose che vogliamo fare e cose che non vorremmo fare ma dobbiamo.
Magari c'è anche chi rimanda cose che non vuole fare e non è nemmeno costretto a fare. A questo punto la domanda è: perché anziché rimandarle non le depenni del tutto? :-)

Passiamo ora alle cose che non abbiamo voglia di fare ma dobbiamo farle! Qui lo scoglio può essere di diverso tipo: paura, se per esempio è qualcosa che ci preoccupa, qualcosa che ci risulta difficile o che temiamo in qualche modo. Solitamente la soluzione migliore in questi casi è iniziare subito. Così diminuisce l'ansia, si inizia a prendere confidenza con la questione e a maneggiarla.
Noia: magari è qualcosa che non ci preoccupa ma che non ci entusiasma nemmeno. Una soluzione potrebbe essere quella di programmare con precisione quanto tempo dedicare a questa attività e quando. Così facendo si prende una sorta di impegno con se stessi e si prende atto del fatto che avrà un suo proprio spazio, limitato. Poi però bisogna essere capaci di mantenere l'impegno :-)
Ansia: magari ci sentiamo sopraffatti da troppe cose che dobbiamo fare... talmente tante che non riusciamo a cominciare. Anche in questo caso può essere d'aiuto fare una bella lista e scegliere quando fare cosa, così ogni cosa avrà il suo spazio e noi ci sentiremo più tranquilli.

E se invece è qualcosa che ci piace e che abbiamo scelto, ma non ci decidiamo lo stesso? A volte possiamo avere paura e ansia anche in questo caso. Altrimenti, potrebbe essere un attacco di auto-boicottaggio. Anche qui però c'entra la paura, mi sa. Ad esempio, metti che faccio un corso di lingua. Metti che imparo bene questa nuova lingua. E se poi mi viene voglia di andare a lavorare all'estero? Noooo, troppa paura. E allora, invece che studiare bene studiacchio quando capita, anche se l'ho scelto e l'ho voluto io, perché così almeno non mi creo troppe nuove spaventose occasioni. Vi risuona?
Cosa fare?

Smettere di giudicarsi innanzitutto. La paura agisce indisturbata soprattutto quando la neghiamo e non ce ne prendiamo cura. Invece, possiamo provare a esplorarla un po', a starci un po' dentro e vedere cosa succede. E' davvero troppo per noi? Ok, allora possiamo fare un passo indietro. Oppure fa paura ma con un po' di aiuto ce la possiamo fare?

Probabilmente molte cose restano ancora da dire... ma ora la mia paura di non sapere cosa scrivere è parzialmente risolta, quindi potremmo darci appuntamento a una prossima puntata! Raccontatemi le vostre esperienze di procrastinazione: saranno utili per continuare a parlarne insieme, e chissà che parlandone non ci vengano delle nuove idee.

Grazie e buona settimana a tutti!

venerdì 13 dicembre 2013

Come sopravvivere al Natale?

DISCLAIMER. Se sei qui per leggere la risposta giusta alla domanda di cui sopra, sappi che non ce l'ho. Non ancora. Però in fondo alla mia sequela di lamentele c'è anche un paragrafo dedicato a te. 

Forse anche tra di voi c'è qualcuno che, come me, ha una famiglia un po' incasinata. Questo complica ulteriormente le cose quando arrivano le feste di Natale. Non solo, infatti, c'è tutto lo stress classico delle feste che tutti condividiamo (acquisto compulsivo di regali, parenti resuscitati all'improvviso, troppo cibo e tutti il resto, come splendidamente descritto qui) ma anche tutto ciò che riguarda il fatto di essere figlia di separati. Il giorno di Natale dura 24 ore, io vivo con il mio compagno in una città lontana 150 km dalla mia famiglia d'origine, città dove vivono anche i miei suoceri, mentre mio padre, mia madre e mio fratello vivono in 3 case diverse e io non ho il dono dell'ubiquità.

A ciò aggiungi che: mia madre ogni anno dice di non preoccuparmi se non riesco ad esserci a Natale, ma ho la vaga impressione che se lo facessi davvero non la prenderebbe benissimo. Mio padre sono anni che praticamente non festeggia il Natale, perciò penso che potrebbe essere ora, anche se ho il dubbio che a lui non importi granché.
La famiglia dei miei suoceri invece organizza ogni anno una maratona di pranzi e cene che sembra pensata con l'obiettivo di farci iscrivere a "Obesi - un anno per rinascere".

A me piacerebbe, una volta o l'altra, festeggiare Natale con la mia famiglia nuova, cioè il mio compagno. Non so se solo in 2 ci sentiremmo soli, ma è un desiderio che ho da un po' e che non ho ancora soddisfatto. Inoltre vorrei che le tanto attese vacanze siano un momento di relax, un tempo di riflessione, una pausa curativa, non un massacro ai miei nervi.

Insomma: ci sono i desideri miei e quelli altrui che vanno in conflitto e, quand'è così, qualsiasi scelta sembra sbagliata. Penso che stasera mi toccherà tirare fuori l'argomento e cercare, perlomeno, di prendere una decisione di coppia che vada bene ad entrambi. Sarebbe già tantissimo :-)

Per te che leggi: se quando arriva Natale invece che sentire la frenesia dolce delle feste ti chiedi perché caspita la tua non è una famiglia normale, se invece dei lacrimoni di commozione ti escono più spesso quelli di rabbia, se ti capita di sentire più dispiacere del solito per tutto ciò che non ha funzionato e sogni di svegliarti un giorno nella tua famiglia ideale per festeggiare finalmente come si deve, ho due cose da dirti.

1.NON SEI SOLA.
2.NEMMENO GLI ALTRI HANNO UNA FAMIGLIA IDEALE.

Perciò... accetta la realtà quanto puoi, prenditi cura di te e di chi ami, dì qualche NO quando è possibile senza scatenare faide famigliari, e ricordati che tra 2 settimane o quasi sarà tutto finito... tranne gli avanzi :-)

giovedì 12 dicembre 2013

Capire quando è ora di smettere: sfrondare

Credo di avere una doppia personalità, ma ci vorrebbe una diagnosi per saperlo. Comunque il fatto è che in me convivono due lati diversi e quasi opposti, e a volte è faticoso riuscire ad accontentarli entrambi. Anche perché mentre uno dei due lati piace anche agli altri, l'altro è quello meno amato, più rompiscatole, meno compiacente. Però, se non mi inganno, sto iniziando a voler bene anche a questa mia parte meno piacevole, ed è certamente un bene.

Il primo lato è quello curioso, vivace, che ha voglia di ridere, di fare cose nuove, di provare tutti i corsi interessanti che le vengono in mente, di sentire la musica, di mettersi in gioco, di uscire la sera e divertirsi.
L'altro lato è quello timido, che si stanca facilmente quando sta troppo con gli altri, che ama stare sul divano con una tisana e un libro, che ha bisogno di una quantità minima di solitudine per non impazzire, che si vergogna di mille cose e ogni tanto ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura.

Così alterno momenti in cui inizio mille cose e sono iper-creativa a momenti in cui mi ritrovo a dover togliere qualcosa dalla lista perché mi sento soffocare dagli impegni, e poi va a finire che mi sento in colpissima perché uno dei miei introietti è "quando si prende un impegno bisogna portarlo a termine!".

Avrei potuto capirlo prima, ma meglio tardi che mai, che non devo pretendere che siano gli altri ad accorgersi di quando inizio ad annaspare, perché gli altri non sanno quando per me è ora di riposare: sono io che lo so e io che devo prendermi cura di questi bisogni

Ho pensato che magari poteva essere utile anche a voi ciò che ho scoperto su come riconoscere quando qualcosa sta diventando "troppo" per te:
  • sei veramente stanca e inizi a sentirti inaridita
  • quello che era un piacere si sta trasformando in un dovere
  • ti accorgi che cerchi delle scuse per sentirti in diritto di non farlo
  • arrivi al punto di farti male fisicamente per sentirti in diritto di non farlo (giusto stamattina mi sono azzoppata contro lo spigolo del letto e ho ancora il ginocchio gonfio)
  • brami segretamente una serata passata davanti alla TV o qualche altro passatempo passivo
  • non hai più abbastanza energia per qualcosa che per te è importante - ad esempio, la vita sentimentale... 
Siccome sono sempre stata una timida e un po' pigrotta, e ho sempre pensato che fossero entrambi due grossi difetti, una volta mi spronavo a fare le cose ad ogni costo, oppure non riuscivo a scegliere a cosa rinunciare perché qualsiasi rinuncia mi sembrava un'ammissione di fallimento.
Una delle mie fortune è quella di avere un compagno timido e un po' pigrotto pure lui, che capisce questo mio lato e lo asseconda... così diventa più facile. Ma anche se chi vi circonda non vi capisce, l'importante è che vi capiate voi.

Quindi, se anche tu vorresti tanto dire di no a qualcosa che in questo momento riempie la tua vita, qualcosa che magari hai scelto ma che sta diventando troppo ingombrante per te, la novità è questa:

HAI TUTTO IL DIRITTO DI FARLO
:-)

Non siamo qui a fare la gara alla migliore performance, né a darci i voti di fine anno. Non siamo qui a fare la gara di Miss Coerenza. Si possono iniziare cose e lasciarle a metà. Si possono provare cose e scoprire che non sono per noi e lasciarle perdere. Tu sai quanto tempo ti serve e non è scritto da nessuna parte che debba essere uguale al tempo che serve agli altri. Non hai bisogno dell'autorizzazione di nessuno per decidere cosa è giusto per te. Puoi prendere del tempo per non fare nulla. Anzi, è indispensabile che tu crei del vuoto, per avere qualcosa da riempire. 

Prenditi cura di te, riposa, ricaricati.
Poi ne riparliamo.

lunedì 2 dicembre 2013

Trovare la propria strada

Quando, a venticinque anni, sono uscita dall'Università, non avevo la più pallida idea di quello che volevo fare nella vita. Diciamo che un corso di laurea come il Dams non aiuta troppissimo a chiarirsi le idee... ma non era solo quello. Non mi sentivo né abbastanza dotata per fare l'artista, né abbastanza sgamata per fare carriera da qualche parte.

Aggiungici che era un periodo abbastanza incasinato: mio padre se n'era appena andato di casa, mia madre era in piena crisi depressiva pre-divorzio, io e mio fratello eravamo più o meno sconvolti e spaventati e confusi. Così ho preso al volo l'occasione del primo stage che mi si è presentato davanti pur di non dover tornare a casa dai miei. Facevo soprattutto telefonate.

Essere circondata da semi-sconosciuti in quel periodo non mi andava, e così ho mollato la casa in condivisione e mi sono cercata un monolocale. Insomma, 'na tristezza.

Ma la cosa più triste era che non avevo idea di quello che volevo fare di me. Mi facevo delle camminate a piedi tornando a casa alla sera - perché non avevo nemmeno l'abbonamento del tram! - e nelle sere invernali guardavo questa luna enorme nel cielo nero chiedendomi: ma che caspita ci sto a fare qua? Ma dove caspita voglio andare? Non lo sapevo. E non saperlo è sempre stata una cosa dolorosissima per me, che sono affamata di senso più che di ogni cosa.
Ecco, tutto questo preambolo per dire che...

TA DAAAAN!

Adesso lo so! So dove voglio andare.
Ed è una sensazione fighissima, anche perché non vuole essere una strada da fare in solitaria, ma un cammino da condividere :-)

Lo scrivo qua, così non mi perdo per strada. E' chiaro che voglio diventare counselor, l'ho scritto nel titolo del blog. Ma che tipo di counselor? C'è chi si specializza nel lavoro con gli adolescenti, chi diventa esperto di counseling aziendale, chi lavora soprattutto nel settore sanitario.
Ecco, io mi sentivo un po' un pesce fuor d'acqua perché continuavo a pensarci ma mi sembrava di non trovare il mio posto. E invece adesso mi è chiaro.

Io voglio lavorare con tutti quelli che si sentono sbagliati, che fanno fatica a voler bene a se stessi, che a volte si sentono soli e smarriti e falliti e non sanno dove andare a trovare la forza di ripartire. Voglio lavorare con chi si sente diverso dagli altri, con chi qualche volta è stato emarginato, umiliato, messo da parte, offeso. Voglio lavorare con chi non è riuscito ad essere visto nella sua vera essenza dalle persone intorno a lui perché non è riuscito a tirarla fuori o forse perché gli altri non gli hanno dato abbastanza attenzione. Voglio lavorare con chi si è dimenticato della propria bellezza per aiutarlo a vederla, e imparare a tirarla fuori.

So come si fa, perché l'ho fatto con me stessa.

Quindi, se ti sei riconosciuto nelle mie parole, sappi che non sei solo. Io ti vedo. E sei bellissimo.