mercoledì 11 maggio 2011

Crescere fa paura

C'è qualcuno che, cinque piani più giù, sotto la finestra dell'ufficio, suona al sax My Way. E così, mentre qualcun altro dell'ufficio accanto comincia a fischiettare, decido che è ora di prendermi quei 5 minuti per me. Per smettere un momento di preoccuparmi di cose lavorative e fare uno di quei respiri larghi che ci sta dentro tutto. Ci sta la nostalgia della mia stanza vecchia, piena di legno e candele, vicina ai boschi e ai fiumi. Ci sta lo straniamento di una casa nuova che sta diventando nostra mentre la viviamo, ma alla quale non sono ancora abituata. Ci sta lo scarto che si crea tra i progetti che si vivono nella mente quando si desidera qualcosa e la loro traduzione in realtà quotidiana. E poi la meraviglia per la primavera che avanza, i fiori che sbocciano, il nostro vaso di fragole sul balcone. La preoccupazione per un lavoro nuovo che mi chiede cose nuove, diverse da quelle a cui ero abituata. La sensazione, a volte, di essere finita nella vita di qualcun altro: qualcuno più deciso, determinato, professionale di me. La paura di non sapermi vivere in questi nuovi ruoli: di perdermi un po'. E poi, alla fine, la soddisfazione per avercela fatta: per essere oggi un pochino più vicina a quella me stessa che sognavo libera e distante dalle radici, lanciata nella vita.