lunedì 12 marzo 2012

Sylvia

Leggere i Diari di Sylvia Plath è come leggere i pensieri di una versione più lucida, disincantata, decisa e talentuosa di me stessa. In poche parole con lei ho in comune solo l'inquietudine, e un vago senso di ricerca di qualcosa per cui valga la pena vivere. Lei ha avuto il suo talento, da curare, far crescere, coltivare. Anche se l'altra faccia di questo talento era troppo dolorosa e distruttiva.
Anche io cerco disperatamente un lavoro che mi avvicini in qualche modo alla verità, mia e degli altri. Trovo futili, noiose e stupide le maschere. Eppure ne sono circondata, e spaventata.
Sento che non posso sprecare la mia vita in cose inutili, che non valgono niente. E sento che invece sono costretta a farlo, perché non riesco a trovare un modo di uscire da questa gabbia nella quale mi sono rinchiusa con le mie stesse mani.
Anche io, come lei, so che ci sono persone che farebbero i salti di gioia ad avere la mia vita. Eppure. Questa consapevolezza non mi aiuta in nessun modo, anzi, mi fa solo sentire in colpa.
E oltre a ciò, ho la sensazione di non avere nessun destino, nessun talento speciale, nessun dono a cui aggrapparmi o da usare come bussola.
Sono abbastanza intelligente da cercare il senso della mia vita, ma non abbastanza da trovarlo.
Isn't it ironic?

martedì 6 marzo 2012

Non c'è niente da fare

Io ci provo a diventare una persona, come dire, lineare. Che abbia una direzione e delle passioni precise su cui speculare anche nei blog. Ho provato a scrivere sulla scrittura e su tanti altri argomenti che mi interessano. Ma dopo 5 post mi accorgo che non ho più niente di sensato da dire. Non c'è niente da fare: non riesco ad essere monotematica. Non riesco ad essere costante.
Ho centomila interessi ma tutti superficiali. Mi piace il cinema, ma non abbastanza da diventare cinefila e vedermi i film che contano davvero ed essere in grado di sostenere una conversazione decente sul tema.
Mi piace il web, ma non abbastanza da capirci davvero qualcosa e sapermi procacciare un lavoro decente nel campo.
Mi piacciono gli animali ma poi ho paura di non avere tempo per curarli. Insomma, alla fine torno qui.
Qui dove non importa se parlo di cose diverse in modo sconclusionato: va bene lo stesso, perché questo blog vuole essere sconclusionato, non ha nessuna pretesa.
Ecco, forse dovrei provare a considerare la mia vita in modo più simile a questo blog, e avere meno pretese.
Non importa se la mia strada non sarà lineare, non importa se sarà contorta e confusa e sconclusionata come me. Eppure continuo a invidiare quelli che a 16 anni sapevano che volevano fare il dottore e poi, cazzo, l'hanno fatto veramente!
Io, a 16 anni, pensavo che avrei fatto l'artista di strada.