lunedì 2 dicembre 2013

Trovare la propria strada

Quando, a venticinque anni, sono uscita dall'Università, non avevo la più pallida idea di quello che volevo fare nella vita. Diciamo che un corso di laurea come il Dams non aiuta troppissimo a chiarirsi le idee... ma non era solo quello. Non mi sentivo né abbastanza dotata per fare l'artista, né abbastanza sgamata per fare carriera da qualche parte.

Aggiungici che era un periodo abbastanza incasinato: mio padre se n'era appena andato di casa, mia madre era in piena crisi depressiva pre-divorzio, io e mio fratello eravamo più o meno sconvolti e spaventati e confusi. Così ho preso al volo l'occasione del primo stage che mi si è presentato davanti pur di non dover tornare a casa dai miei. Facevo soprattutto telefonate.

Essere circondata da semi-sconosciuti in quel periodo non mi andava, e così ho mollato la casa in condivisione e mi sono cercata un monolocale. Insomma, 'na tristezza.

Ma la cosa più triste era che non avevo idea di quello che volevo fare di me. Mi facevo delle camminate a piedi tornando a casa alla sera - perché non avevo nemmeno l'abbonamento del tram! - e nelle sere invernali guardavo questa luna enorme nel cielo nero chiedendomi: ma che caspita ci sto a fare qua? Ma dove caspita voglio andare? Non lo sapevo. E non saperlo è sempre stata una cosa dolorosissima per me, che sono affamata di senso più che di ogni cosa.
Ecco, tutto questo preambolo per dire che...

TA DAAAAN!

Adesso lo so! So dove voglio andare.
Ed è una sensazione fighissima, anche perché non vuole essere una strada da fare in solitaria, ma un cammino da condividere :-)

Lo scrivo qua, così non mi perdo per strada. E' chiaro che voglio diventare counselor, l'ho scritto nel titolo del blog. Ma che tipo di counselor? C'è chi si specializza nel lavoro con gli adolescenti, chi diventa esperto di counseling aziendale, chi lavora soprattutto nel settore sanitario.
Ecco, io mi sentivo un po' un pesce fuor d'acqua perché continuavo a pensarci ma mi sembrava di non trovare il mio posto. E invece adesso mi è chiaro.

Io voglio lavorare con tutti quelli che si sentono sbagliati, che fanno fatica a voler bene a se stessi, che a volte si sentono soli e smarriti e falliti e non sanno dove andare a trovare la forza di ripartire. Voglio lavorare con chi si sente diverso dagli altri, con chi qualche volta è stato emarginato, umiliato, messo da parte, offeso. Voglio lavorare con chi non è riuscito ad essere visto nella sua vera essenza dalle persone intorno a lui perché non è riuscito a tirarla fuori o forse perché gli altri non gli hanno dato abbastanza attenzione. Voglio lavorare con chi si è dimenticato della propria bellezza per aiutarlo a vederla, e imparare a tirarla fuori.

So come si fa, perché l'ho fatto con me stessa.

Quindi, se ti sei riconosciuto nelle mie parole, sappi che non sei solo. Io ti vedo. E sei bellissimo. 

1 commento:

  1. Cara Giulia, è davvero molto bello quello che hai scritto e l'essenza di te che hai trovato. Mi ci sono ritrovato... ti vedo anch'io e anche tu sei bellissima.

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