mercoledì 3 aprile 2013

Sulla Femminilità

Negli ultimi mesi ho fatto un po' di ricerca sul tema della femminilità. No, in realtà è tutta la vita che ci penso e mi interrogo, ma ultimamente anziché considerarlo un tema buono per quando non riesco a dormire mi sono decisa a prendermi sul serio. A prendere sul serio le sensazioni che covavo dentro, quando si tratta di "femminilità" e media, di femminilità e stereotipi, di "essere una vera donna" e tutto il resto.
Inadeguatezza. Paura. Odio per me stessa, a volte. Insicurezza. Giudizio. Critica.
Dall'adolescenza in poi, per anni sono state queste le emozioni che provavo riguardo al mio essere donna.
Cosa vuol dire essere una donna? mi chiedevo. Sembrava che per esserlo bisognasse amare vestiti e trucchi, volersi fidanzare, andare in giro a gruppi spettegolando. Questo al liceo. Mi sentivo incredibilmente poco donna e molto essere umano, invece, e non sapevo come integrare il fatto che ero indiscutibilmente una femmina con tutto il resto. Quanto il fatto che sono una femmina influisce sulla mia identità? Quanto le donne che incontro nella realtà e nei media contribuiscono a farmi sentire inadeguata al "canone" di femminilità? E i maschi: sembra che loro l'idea su cosa sono le donne ce l'abbiano molto chiara, e io avevo voglia di ribellarmici, di mostrare loro che eravamo invece uguali.
Per questo, per un po' di tempo, tagliavo i capelli corti-corti, mettevo solo jeans e felpe. Mi rifiutavo di fare la velina, io che a 15 anni avrei anche potuto assomigliare a una di loro. Le emozioni di allora erano un groviglio confuso. Non sapevo chi ero, forse sapevo un po' di più chi non ero.
Insomma, ero sempre troppo o troppo poco: troppo grassa, troppo occhialuta, troppo timida, troppo secchiona, troppo poco seno, troppo seria. Ero un po' confusa in generale, ma sulla femminilità soprattutto. Davvero basta comprarsi i prodotti giusti e truccarsi, per essere una donna?
E come fare per smettere di odiare il proprio corpo, così irrimediabilmente unico e diverso da tutti gli altri?
C'è voluto del tempo. Ho letto libri, guardato film. Ho scoperto il lavoro di Lorella Zanardo sul Corpo delle donne. Ho seguito blog di donne intelligenti e coraggiose e vere! Ho scoperto quanto bisogno avevo di modelli diversi. Ho smesso di parlare di diete. Con l'aiuto della Gestalt sono tornata dentro il corpo, anziché guardarmi da fuori. Ho scoperto la bellezza di stare nel corpo, sentire il respiro, sentire i piedi appoggiati sul pavimento. Ho imparato a voler bene ai polpaccioni, alla pancetta, al seno troppo piccolo. Ho iniziato a guardarmi allo specchio senza fermarmi sui dettagli. Mi sono vista tutta intera, con lo sguardo penetrante di chi si sta guardando anche dentro.
Ho iniziato a fare quello che mi piace, usando il corpo come un alleato: lo ascolto e lui mi dice dove andare, cosa mi fa bene e cosa no. Ho iniziato a cercare la mia bellezza in un modo diverso: non la bellezza fissa delle pubblicità, fatta di manichini inanimati, ma la bellezza in movimento, quella dei gesti, dei capelli che si muovono al vento, degli occhi che ridono.
Ho smesso di pretendere di essere uguale a un uomo: forse non è così, c'è della differenza, e questa differenza può essere bella e valorizzata.
Ora mi sento soprattutto essere umano, molto donna, e anche un po' uomo (è la mia parte maschile che inizia ad avere consapevolezza di sé...). E sto lavorando per poterne parlare insieme e capire come far sì che ognuna possa trovare un po' più facilmente la strada verso se stessa.

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