venerdì 10 gennaio 2014

Perché non credo nel Pensiero Positivo

Nel corso dei vari esperimenti che ho fatto nella mia vita per capire cosa mi interessava davvero (teatro, naturopatia, yoga, massaggi, meditazione...) ho incontrato tante persone diverse. Penso che sia stato utilissimo, per me, confrontarmi con persone di età diverse, provenienze diverse, gusti diversi. E' stato utile anche per capire cosa non mi piaceva.
Quando ho incontrato i primi sostenitori del Pensiero Positivo, mi è sembrata una cosa interessante e ho provato a calarmici. Mi accorgevo però che qualcosa non quadrava... qualcosa mi stonava.
Bello, pensare che il mondo ti sorride se tu sorridi a lui!
Molto spesso è anche vero. Ma non sempre.

A volte, mentre tu sorridi, il mondo ti tira un calcio sui denti.

Non sto dicendo che non sia importante avere un atteggiamento propositivo, ottimista, fiducioso, per sentirsi prima di tutto meglio con se stessi e anche per cavarsela meglio nelle cose della vita. Il vittimismo, per esempio, mi sembra uno dei peggiori atteggiamenti possibili: crea un circolo vizioso dal quale non si esce finché non ci si rende conto del perché ci è tanto comodo fare la vittima.
Detto ciò. Abbiamo tutti bisogno di credere che realizzeremo i nostri sogni, io per prima. Abbiamo tutti bisogno di credere che l'universo sarà benevolo con noi e con chi amiamo. Per buona parte sta a noi impegnarci, crescere, condividere, costruire.
Ma non siamo onnipotenti. Ecco, mi sembra che il Pensiero Positivo soffra di delirio di onnipotenza. Come se, se io sono positiva e ci credo abbastanza, tutto ciò che desidero si avvererà. Con il delirante contraltare del fatto che, se quindi non si avvera, è perché non ci ho creduto abbastanza. Non per qualsiasi altra ragione all'esterno di me stessa... o anche all'interno di me stessa, (per mia incapacità, impreparazione, errori...).

Ecco, quello che io penso è che il Pensiero Positivo sia un modo per evitare di affrontare le proprie paure, insicurezze, dubbi e dolori. Sembra più facile metterli da parte e guardare solo il lato luminoso della vita. Può anche darsi che per qualcuno sia funzionale. Per me no. Per me è stato molto più utile calarmi nel pozzo nero delle mie inquietudini, confessare le mie debolezze, le mie indecisioni. Ammettere la paura. Guardarla in faccia. Ammettere il dolore. Lasciare che mi attraversasse. Poco a poco, percorrendo questa specie di mondo sotterraneo, prendendoci confidenza, ho iniziato a vedere la luce filtrare. E a trovarne le possibili uscite, per tornare in superficie trasformata e pronta a rifiorire.

Se c'è una cosa che sento di aver imparato nella vita è questa, e ve la dico:
è solo accettando il "negativo" nella propria vita che si impara a trasformarlo.

E' solo ammettendo il proprio sentirsi "piccoli" che si scopre la propria grandezza, è quando si accetta di ammettere a se stessi che siamo smarriti che si può ritrovare la strada.

Il mio talento credo sia questo: so scendere nel pozzo con te, non ho paura. So rimanere lucida e centrata mentre i fantasmi ci circondano. E ho una bella corda di sicurezza che ci riporterà in superficie, rinnovate e fresche, rinate: come gemme che aspettano la primavera per schiudersi.

Nessun commento:

Posta un commento