domenica 9 ottobre 2011

I Ching: come usarli consapevolmente

Qualche anno fa mi capitò per caso tra le mani un libro: I Ching, il Libro dei mutamenti.
L'I Ching è un metodo di divinazione di antichissima origine cinese, basato su 64 esagrammi formati dalla combinazione di 6 linee intere o spezzate.
Lanciando per 6 volte 3 monete uguali è possibile ricavare un risultato che dà delle indicazioni sul proprio momento presente o su una specifica domanda che ci sta a cuore.
Poco per volta questo libro è diventato per me un compagno fedele dei momenti difficili, una guida per le decisioni più complicate, un supporto per i giorni in cui sembra tutto confuso e non si sa che pesci prendere.
Ho anche cominciato a utilizzare l'I Ching per rispondere a domande di altri, cercando di dare un aiuto a chi si trovava in un dilemma.

Questo vuol dire abbandonare il proprio libero arbitrio? Spegnere l'intelligenza e lasciarsi dire da un oracolo cosa fare? Assolutamente no. A mio parere non bisogna utilizzare l'I Ching come un metodo per liberarsi di ogni responsabilità. Anche perché molto raramente la risposta che si ottiene è netta e precisa. Molto più spesso occorre essere bravi a interpretarla, a partire dalla domanda posta. L'I Ching non sempre ci dice cosa fare, ma ha il valore di aiutarci a mettere a fuoco meglio una situazione. Soprattutto se lo facciamo con una persona esperta, una persona che vede il nostro problema da fuori e ne ha una visione meno "coinvolta": leggendo il nostro risultato troveremo sempre qualcosa che ci colpirà in modo particolare e ci aiuterà a vedere il nostro problema da un punto di vista diverso.

Il valore più grande dell'I Ching, a mio parere, è quello di fungere da "specchio", aiutando la persona a dare senso alla sua realtà. Tutto questo viene ulteriormente rafforzato dalla presenza di un "intermediario" o "interprete" in grado di sottolineare gli elementi fondamentali e restituire alla persona l'esperienza.

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